Salario minimo bloccato dalla Meloni, ira di Schlein: “Lavoratori sottopagati”

La legge non andrà in aula
La maggioranza sostiene che in questo momento lo Stato non si possa permettere questa riforma. Ma non sta decidendo di spendere 70 miliardi all’anno per comprare missili e cannoni?

La destra ieri, alla Camera, in commissione, ha bloccato la legge per l’introduzione anche in Italia, come in quasi tutto l’Occidente, del salario minimo. La discussione della legge non andrà in aula. La destra ritiene che permettere che alcuni milioni di lavoratori sia pagato 5 o 6 euro l’ora, cioè – se a tempo pieno – tra i 750 e i 900 euro al mese, sia una cosa civile e moderna.
Pagare un lavoratore a tempo pieno 750 euro invece è evidentemente una pratica assolutamente schiavistica e che viola in modo palese e sfacciato diversi articoli della Costituzione. Gli articoli 1,2,3 e 4, e in particolare l’articolo 36 che pianta, nel primo comma, questi paletti: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Che dici? Con 750 auro ce la fai a far vivere dignitosamente la famiglia? La proposta di legge avanzata dall’opposizione è molto ragionevole e prudente. Fissa a 9 euro l’ora, lordi, la paga minima per i lavoratori dipendenti. Se fosse applicata assicurerebbe uno stipendio peraltro assai modesto di circa 1300/1400 euro lordi al mese. In Svizzera, cioè a pochi chilometri a nord del lago Maggiore, il salario minimo è fissato a 4000 euro al mese.
La destra italiana ritiene che le leggi svizzere siano di ispirazione bolscevica, e che quando hai dato a un bracciante 700 o 800 euro al mese lui debba pure ringraziarti. Contro la decisione della destra è insorta la leader dell’opposizione Elly Schlein. “La destra continua a dire no al salario minimo e blocca ancora una volta in Aula la discussione della nostra proposta. È assurdo e noi non ci fermeremo. La Germania ha deciso che il salario orario minimo salirà a 14,60 euro. La Spagna l’ha aumentato del 50 per cento. In Europa ci sono ventidue Stati su ventisette che hanno una legislazione in materia. Ma nell’Italia di Giorgia Meloni 4 milioni di lavoratrici e lavoratori sono poveri anche se lavorano. E lei finge di non vederli, e si para dietro i regolamenti del Parlamento pur di non discutere e approvare una legge di civiltà che non può più aspettare, su cui abbiamo raccolto 100mila firme. Sono passati due anni da quando abbiamo presentato la nostra proposta unitaria sul salario minimo e Meloni ci ha convocati a Palazzo Chigi per parlarne. Ma da allora la presidente del Consiglio non ha avuto nemmeno il coraggio di votare contro la nostra proposta, i partiti di maggioranza la stanno tenendo su un binario morto. Non ci fermeremo finché la nostra proposta sul salario minimo non sarà finalmente discussa e votata dal Parlamento”.
Questa battaglia non è una battaglia marginale. Le posizioni in campo sono molto chiare. Il centrosinistra e i 5 Stelle chiedono una misura modestissima per iniziare ad affrontare la questione gigantesca del lavoro povero. Propongono un limite ai salari troppo bassi, che oggi riguardano molti milioni di persone. Perché dicono che in questo modo si otterrebbero due risultati. Il primo è la fine della vergogna dei contratti a condizioni da schiavi. La seconda è un effetto domino, sui salari appena superiori ai 9 euro (che comunque sono salari da lavoratore povero) che inevitabilmente crescerebbero. Il salario minimo, come previsto in quasi tutto l’occidente, rappresenterebbe anche una barriera molto utile per i sindacati, che andrebbero alla contrattazione in condizioni molto più favorevoli. La destra cosa risponde? Che fissare i salari per legge è un’azione politica da socialismo reale. In contraddizione coi principi liberali e con le tradizioni della contrattazione del sindacalismo italiano. E segnala che ancora qualche anno fa i sindacati erano contro il salario minimo.
Vero, alcuni anni fa questa proposta veniva dalle formazioni liberali. Curioso che oggi le formazioni che si dichiarano liberali considerino questa misura una misura comunista. E i sindacati, in quegli anni, disponevano di una capacità di contrattazione enormemente superiore a quella di oggi. E vigevano in Italia alcune misure di adeguamento automatico dei salari, come la scala mobile, che in ogni caso garantivano una protezione dei lavoratori. È vero che la richiesta di salario minimo è una richiesta non grandiosa. Ma proprio per questo non si capisce la spocchia con la quale la maggioranza si oppone. La maggioranza chiede sempre all’opposizione di non dire solo “no”, ma di essere costruttiva e di fare proposte ragionevoli. Benissimo: c’è qualcuno al mondo che pensa che dare 9 euro l’ora a un lavoratore sia, per il lavoratore, un lusso irragionevole? La maggioranza sostiene anche che in questo momento lo Stato non si possa permettere questa riforma. Ma lo Stato non sta decidendo di spendere 70 miliardi all’anno per comprare missili e cannoni? E invece questa riforma, dopo 6 mesi dall’entrata in vigore, non comporterebbe nessuna spesa per lo Stato. Anzi, maggiori entrate fiscali e previdenziali.
l'Unità